“Non mi ricordo una Mazza” edito da Bertoni.

“Non mi ricordo una Mazza” edito da Bertoni.

Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista e blogger, ci presenta il libro “Non mi ricordo una Mazza”, scritto dal Maestro Gianni Mazza, edito da Bertoni editore.

Dove poter acquistare il libro online

https://www.mondadoristore.it/Non-ricordo-una-mazza-Gianni-Mazza/eai978885535519/

https://www.unilibro.it/libro/mazza-gianni/non-ricordo-una-mazza/9788855355193

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Descrizione

Con l’ironia che lo contraddistingue, Gianni Mazza, in questa opera autobiografica, tenta di ricostruire una carriera di oltre sessant’anni, ripercorrendone tutte le tappe: i suoi esordi, le prime esperienze come compositore, le tournee con Little Tony, gli spettacoli teatrali, la televisione.

Dettagli

Autore: Gianni Mazza.
Editore: Bertoni.
Copertina: flessibile a colori.
Foto di copertina: Alessandro Nicolò.
Anno edizione: 2022.
In commercio dal: 07 ottobre 2022.
Pagine: 174.
Tipo: Brossura.
EAN: 9788855355193.
Prezzo: 18,00 euro.

Biografia

Conosciuto dai più come il “maestro Mazza”, di formazione jazz, inizia la carriera come tastierista del gruppo dei Freddie’s, complesso noto sulla scena musicale romana degli anni sessanta; si dedica poi all’attività di cantante, partecipando nel 1965 al Festival degli sconosciuti di Ariccia.

Dal 1966 diventa tastierista di Little Tony, e nel 1970 forma un gruppo che accompagna il cantante, The Ambassadors (con Enrico Ciacci alla chitarra, Alberto Ciacci al basso e Gianni Dall’Aglio alla batteria), e che incide anche a nome proprio; diventa inoltre direttore artistico della Little Records, etichetta di proprietà di Little Tony.

Nel decennio successivo realizza molti dischi di altri artisti, lavorando, per citarne solo alcuni, con: Loy e Altomare, Stefano Rosso, I Cugini di Campagna, Anna Melato, sua compagna dell’epoca, e Renzo Arbore, per il quale realizza il primo LP dal titolo Ora o mai più, ovvero cantautore da grande.

L’incontro con Arbore si rivela importantissimo per la sua carriera e quindi raggiunge la grande popolarità con la partecipazione, negli anni ottanta, a programmi televisivi di grande successo:
da Tutti insieme compatibilmente di Nanni Loy (1980) a Telepatria International (1981), da Ciao Gente di Corrado (1983-1984) a Quelli della notte (1984-1985), da Cari amici vicini e lontani a Indietro tutta! di Renzo Arbore, con il quale prosegue la fortunata collaborazione, offrendogli spesso sponde per le sue gag.

È stato direttore d’orchestra ancora in altri numerosi varietà della RAI. Ha inoltre preso parte, come compositore e due volte come attore, a otto film tra il 1977 e il 2001. Nel 1991 ha partecipato al Festival di Sanremo nella categoria Nuove Proposte con la canzone Il lazzo, senza riuscire ad accedere tra i finalisti.

Nel 1996-97 approda a Domenica in con la conduzione di Mara Venier e successivamente quella di Fabrizio Frizzi e nel 1997 ha pubblicato l’album Mazza … che domenica! edito da Carosello. Sempre con Fabrizio Frizzi dal 1991 al 1996 ha condotto la trasmissione televisiva Scommettiamo che…? di Michele Guardì andata in onda su Rai 1.

Fino al 2005 ha fatto parte del cast del programma di Rai 2 Piazza Grande di Michele Guardì condotto da Giancarlo Magalli, mentre dal settembre 2006 è passato a Buona Domenica su Canale 5. Dopo aver lasciato Mediaset ed essere tornato alla Rai, nel 2009 incide un CD dal titolo: Tutta colpa di mia moglie, edito da Rai Trade, che raccoglie alcune sigle celebri della Tv come: Zum zum zum, Cicale, Stasera mi butto, Dadaumpa delle storiche gemelle Kessler, Viva la Rai di Renato Zero ed altre, tutte rivisitate con il solito umorismo dissacrante che caratterizza da sempre la sua carriera musicale.

Dalla stagione 2009-2010 al 2019 è direttore d’Orchestra del programma di Michele Guardì Mezzogiorno in famiglia in onda su Rai 2 il sabato e la domenica. È co-autore con Sergio Cossa della canzone Ciupi Ciu de La prova del cuoco, con testo di Antonella Clerici e lo stesso Cossa.

Pagina della casa editrice

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Recensione

Il Maestro Mazza cerca, in modo divertente, di mettere in luce la sua vita e la sua carriera. Si mette a nudo raccontando aneddoti poco conosciuti al grande pubblico. Con autoironia mette in chiaro ai lettori che “la memoria non è il suo forte”. Inizia a pag. 7 a raccontare in modo insolito un momento della sua quotidianità partendo da uno degli argomenti più gettonati degli ultimi anni: il Covid.

Tratteggia le stranezze del tempo: Pioggia e poi sole, come a voler sottolineare che in questa epoca bizzarra anche il cielo fa i capricci.
Si definisce scherzosamente antico, anziano, ma lo fa con simpatia, senza dare connotazione negativa. Dice di essere orgoglioso dei suoi capelli bianchi che non vuole maltrattare con tinte di vari colori per apparire più giovane. Per tanti egli pensa di essere un anziano che si rifiuta di crescere e a queste persone risponde: “Avete ragione”. Si è sempre considerato un giovanotto, e lo si capisce anche dall’atteggiamento. Da musicista qual è, ha sempre amato il rock, e ciò lo si intuisce anche dal look prediletto: scarpe da ginnastica e blue jeans. A pag. 9 delizia i suoi fans e i vari lettori del suo libro narrando la sua nascita avvenuta il 5 ottobre 1944 in quel di Roma. Offre con due rare testimonianze dell’epoca due scatti dei suoi primi periodi di vita terrena. Figlio unico ha subito le influenze dei suoi genitori, di suo zio materno e di sua nonna materna. La madre lavorava al Ministero dell’agricoltura mentre il babbo era un ispettore delle Poste. La nonna la ricorda come una donna straordinaria dedita all’armonia familiare. Ammette di non aver mai avuto una stanza tutta sua e di aver dormito nel salottino che divenne una sorta di sala giochi; all’interno della  sala vi era anche un pianoforte farlocco, che divenne piano piano la sua passione. Successivamente si trasformò nel suo piccolo regno, dato che vi effettuava le prove con il suo primo gruppo. Ripensando alla sua infanzia si ritiene super fortunato ad aver visto la luce in quegli anni poiché ha avuto un’infanzia serena, grazie a Dio. Alle elementari veniva accompagnato giornalmente dalla nonna, visto che sia i suoi genitori che lo zio lavoravano ininterrottamente. ‘Mia nonna mi ha fatto anche da mamma. Colei che mi ha dato la vita purtroppo si è spenta prematuramente, a causa di una malattia, quando avevo solo 16 anni’. Un periodo terribile che lo portò a chiudersi a riccio abbandonando interesse per tutto. Con la tristezza nel cuore precisa che avrebbe voluto condividere con lei la sua carriera ed i suoi mille successi. L’assenza non si colma mai, nonostante gli anni scorrano veloci. La descrive bellissima e svela che, con amore, ha trovato la forza di dedicarle una canzone. Il padre in tutto questo gli restò accanto, dovendo svolgere il ruolo di entrambi. A differenza della sua mamma, il suo babbo ha avuto una salute di ferro che lo ha spinto a soffiare le 93 candeline. La lady di ferro fu la nonna, quasi centenaria, inaffondabile. A lei deve il suo rapporto con la musica, fu difatti lei, quando Mazza aveva solo sei anni, ad instradarlo verso lo studio del pianoforte,  facendogli prendere lezioni private. Lezioni che tenne con una professoressa di Santa Cecilia, brava ma severa. Il pianoforte in casa Mazza lo si ebbe perché la nonna da carabiniera tentò in primis con la madre del Maestro Gianni Mazza a trascinarla verso i classici come Chopin e brani d’opera. Ma la passione per la musica, il desiderio di farla, lo ebbe solo il nostro protagonista, che si applicò alla sfera musicale con costanza e testardaggine. La mattina Gianni andava a scuola e il pomeriggio si recava a lezione di piano, dai solfeggi, ai martelletti, fino alle scale. A nonna deve anche la lingua francese che abbandonò a causa dell’imbarazzo nel pronunciare la erre.

La passione per la musica ha colmato tante cose. Con amore ricorda che pur non avendo mai conosciuto suo nonno, di lui conserva il mandolino che l’anziano suonava. La sua prima band, a chilometro zero, risale alle scuole medie.

Il gruppo si chiamava “Fantasmi” ed era composto da Mazza che suonava il piano e cantava, da Massimo Izzi al basso, da Luciano Massimo alla batteria e da Mario Sabatini al sax. Studentelli freschi, che si accingevano a fare cover di canzoni che andavano per la maggiore in quegli anni. Sognavano di diventare famosi. Un giorno, mentre loro cinque suonavano a finestre aperte in casa della nonna carabiniera, si affacciò con un urlo insolito uno sconosciuto che non era un impresario bensì un funzionario SIAE il quale si affezionò a loro tanto che procurò loro le prime scritture.

Fu merito del tizio della SIAE se un Capodanno il Maestro Mazza, all’epoca un Gianni ancora sconosciuto alle masse, guadagnò duemilacinquecento lire, una cifra niente male. Frammenti di cuore, di ricordi che mette sotto ai riflettori solo oggi. All’epoca non possedeva neanche un microfono, e usava un megafono come quello adoperato nei circoli per chiamare i soci. Grazie a Franco, il volto SIAE, suonarono al “Circolo Marchigiano” a Roma, nei pomeriggi di fine settimana, il sabato o la domenica. Divennero abbastanza capaci. In uno dei Festival organizzati dal Circolo conobbero Edoardo Vianello… il resto è storia.

Le 174 pagine scritte da Gianni Mazza mi hanno spinta a trattenere le lacrime, perché dietro ogni personaggio si cela una storia triste. Il successo e i soldi arrivano solo dopo aver dedicato energie quotidiane. Mantenersi sulla cresta dell’onda richiede dedizione e sacrifici. Nessuno arriva alla notorietà e la mantiene per 50 anni se non lo fa con professionalità.

Sembra una sorta di documentario toccante e divertente, seppur assolutorio, come tutte le autobiografie. Gianni racconta la sua vita artistica ricca di aneddoti e di incontri importanti, che hanno segnato la sua carriera tutta in discesa. Devo dire che è prima un uomo e poi un artista che non si dà arie, non si vanta delle cose che ha fatto – e sono tante – molto alla mano, simpatico, affabile, sempre con il sorriso sulle labbra, sempre pronto a raccontarti qualcosa della sua vita personale e artistica, insomma una persona con la quale non ti annoi, anzi, ci passi delle belle ore a dialogare, a sentirlo raccontare storielle e aneddoti molto esilaranti.

E’ un uomo molto intelligente, sarcastico, dotato di un humour tutto particolare, acuto.

Oltre che essere un ottimo autore di brani musicali, un musicista con la M maiuscola, ha scritto questo libro, che contiene la sua spassionata biografia dove sono annotati ricordi, nomi di personaggi famosi che hanno lasciato e tutt’ora lasciano un forte segno nella musica e nello spettacolo.
Che dire del libro, di questa biografia che fa scoprire il vero Gianni Mazza? L’artista ci regala tanti aneddoti e ci fa ritornare indietro nel tempo, a quegli anni ’70, ’80, ’90… e non solo! Ci descrive un vissuto in prima persona, anni di nostalgia e di bei momenti irripetibili, quando la vita era più spensierata e meno frenetica di adesso, che non riesce più ad assaporare appieno.

Gianni Mazza, a differenza del titolo del libro, è un uomo discreto, colto, di spessore, capace di darti affetto anche se non ti conosce alla perfezione.
“Non mi ricordo una mazza” vale la pena di essere letto, per passare dei momenti esilaranti e per scoprire un mondo che, forse, non c’è più. Che nostalgia!

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